Consigli per genitori di un figlio timido
La timidezza è sempre un problema?
No. Alcuni tipi di riservatezza e di ritiro sociale sono normali: tutti hanno dei momenti che non desiderano condividere, in cui si preferisce stare da soli, a cullarsi nei propri pensieri, senza cercare la compagnia degli altri, senza volersi mettere al centro dell’attenzione.
La timidezza nei bambini deve allarmare i genitori?
No. La timidezza è una risposta naturale all’incertezza o alla novità e, per la maggior parte dei bambini, è una caratteristica che permette loro di osservare con maggiore attenzione la realtà, consente di sviluppare sentimenti socialmente importanti, come l’empatia, e porta ad un maggiore rispetto delle regole. I bambini timidi a scuola hanno maggiore autocontrollo e sono più cooperativi.
Quando la timidezza dei bambini diventa problematica?
Quando l’atteggiamento di chiusura dei bambini diventa cronico, quando rifuggono la socialità e prevengono qualsiasi forma di contatto che sia al di fuori del proprio ambiente, per la paura di essere giudicati o criticati dagli altri.
Come vivono i genitori la timidezza dei figli?
Spesso i genitori considerano la timidezza dei loro figli un difetto del carattere, una debolezza. In realtà non è sempre così e occorrerebbe distinguere la timidezza patologica dalla timidezza “normale”.
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Come si fa a distinguere?
Ecco alcune cose da osservare:
- il bambino partecipa alle azioni che gli accadono intorno, o si limita ad osservarle? Anche un bambino/ragazzo timido infatti, di fronte a stimoli nuovi dovrebbe essere naturalmente spinto dalla curiosità, dal bisogno di conoscere e di scoprire l’ambiente che lo circonda: essere sempre uno spettatore e mai un protagonista potrebbe essere un primo elemento da tenere in considerazione.
- il bambino è particolarmente ansioso? La timidezza gli causa disagio, sofferenza, senso di esclusione? O vive tutto questo con serenità ed equilibrio?
Cosa potrebbero fare i genitori per migliorare la condizione dei figli timidi?
Per prima cosa i genitori dovrebbero analizzare se il loro comportamento verso il figlio timido e ansioso è stato eccessivamente protettivo o, al contrario, distante e anaffettivo. I genitori dovrebbero porsi, con sincerità, queste domande:
- Riusciamo a dargli tutte le attenzioni e le cure di cui ha bisogno?
- Ci preoccupiamo di fornirgli la giusta dose di coccole e di manifestazioni di affetto per migliorare la sua autostima e fargli sviluppare una personalità sicura di sé?
- Siamo riusciti a infondergli fiducia nelle persone che si prendono cura di lui (insegnanti, allenatori sportivi, ecc.) ?
- Siamo informati sui comportamenti delle persone che, a vario titolo, interagiscono col bambino?
- Qualcuno critica nostro figlio in modo troppo aggressivo?
- Ci sono stati episodi di particolare disagio, come l’enuresi (pipì a letto) o scoppi di pianto immotivato per i quali è stato ingiustamente sgridato/a?
Naturalmente, oltre che preoccuparsi degli altri, è bene farsi anche domande sul proprio stile educativo: la maggior parte degli errori dei genitori sono commessi senza che ve ne sia consapevolezza e sempre con le migliori intenzioni.
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I figli timidi hanno genitori timidi?
Molto frequentemente. Le radici genetiche della timidezza hanno un doppio effetto: influenzano i comportamenti del bambino attraverso i geni ereditati, ma allo stesso tempo lo espongono a dei modelli di comportamento (timido) che poi il figlio tende ad imitare. Sono i genitori timidi dunque che spesso, involontariamente, ‘insegnano’ ai loro figli la timidezza (anche se poi sono proprio loro i primi a lamentarsi della timidezza del bambino).
Quando i genitori sono modelli impliciti di timidezza?
- Quando non hanno amici, o ne hanno pochissimi
- Quando vivono in una casa blindata, in cui entrano solo i familiari stretti
- Quando non cercano di sviluppare un rapporto con le famiglie degli amici dei figli e non li invitano a casa loro
- Quando devono fare qualcosa di socialmente impegnativo e ci rinunciano senza una buona ragione
- Quando si mostrano eccessivamente ansiosi di fronte alle più piccole difficoltà
Quali altri errori commettono frequentemente i genitori?
Un errore molto frequente è quello di parlare dei figli in loro presenza, come se i bambini non ascoltassero, non capissero, non fossero curiosi di sapere cosa un genitore pensa di loro. Se un bambino si sente definire come ‘timido’ dai propri genitori durante una banale conversazione con altre persone (ma anche stupido, goffo, imbranato, confuso, impacciato, incapace, e così via) potrebbe introiettare questi attributi e comportarsi secondo quelle che pensa siano le attese dei suoi genitori.
Se proprio si desidera condividere con altre persone le caratteristiche comportamentali del proprio figlio, è sicuramente meglio mettere in evidenza i termini positivi legati alla timidezza, come la riservatezza, la tranquillità, la riflessività, l’empatia ecc. piuttosto che quelli negativi.
Clinica della Timidezza
si occupa del benessere delle persone timide e ansiose
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Come accrescere l’autostima di un bambino timido?
- I bambini vanno sempre incoraggiati, mai bollati come incapaci. Se si vergognano di qualcosa, occorre capire la natura del problema ed aiutarli a superare gli ostacoli, anche fornendo loro quegli strumenti e quelle competenze che li portano verso una maggiore autonomia personale;
- Mai prendere in giro un bambino se si mostra eccessivamente timido, se arrossisce, balbetta o mostra di avere un tic: l’atteggiamento delle figure genitoriali deve essere sempre quello che incoraggia, aiuta, consiglia, prende nota dei risultati positivi e premia.
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Un genitore dovrebbe parlare coi figli della propria timidezza?
Dipende dall’età e dai discorsi che si vogliono fare. A volte può essere utile mostrare i propri lati ‘umani’: un bambino tende infatti a vedere i genitori come esseri perfetti e irraggiungibili, verso i quali si sente impotente e meno dotato.
Per far capire al proprio figlio che la sicurezza in se stessi non è un dono della natura, ma una naturale evoluzione della persona, si può raccontare qualche particolare della propria infanzia in cui si ricorda di essersi sentiti a disagio, ma è importante concludere il racconto con un sorriso, mostrando di aver completamente superato il problema e di essere capaci di riderci su.
Insegnare l’autoironia ai figli è molto importante, perché così imparano a superare con minore sofferenza gli insuccessi e le critiche.
Come si può favorire la socializzazione di un bambino timido?
E’ consigliabile inserire il bambino in diverse attività sportive e del tempo libero, in modo che possa avere molti amici, anche molto diversi fra loro, per soddisfare le sue diverse esigenze. Questo non significa portarlo in una palestra e “scaricarlo” lì, lasciando che la natura compia il suo corso (della serie “o bevi, o affoghi”), ma significa prendere contatto con gli insegnanti, essere presenti durante gli allenamenti e gli eventi, presentarsi ai genitori degli altri bambini, e così via, uscendo gradualmente di scena, man mano che il bambino acquisisce maggiore sicurezza di sé.
E’ una buona idea portare il bambino dallo psicologo?
No, se i sintomi di timidezza sono ragionevolmente contenuti, non c’è motivo di portare un bambino dallo psicologo. Meglio una consultazione indiretta: vanno cioè in genitori, per ricevere consigli e rassicurazioni.
Dr. Walter La Gatta
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