La timidezza come prigione auto-imposta di Ph. Zimbardo

La timidezza come prigione auto-imposta di Ph. Zimbardo

Clinica della Timidezza
si occupa del benessere delle persone timide e ansiose

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
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Quale altra prigione è così oscura come il proprio cuore!
Quale carceriere è così inesorabile come il proprio sé?
Nathaniel Hawthorne

Nella prigione allestita negli scantinati, i prigionieri hanno rinunciato alle loro libertà basilari in seguito al controllo coercitivo delle guardie. Tuttavia, a parte il laboratorio, anche nella vita reale molte persone volontariamente rinunciano alla propria libertà di parola, di azione e di associazione anche senza che vi siano delle pressioni esterne che impongano di farlo.

Ciò dipende dall’interiorizzazione che esse hanno fatto di questi carcerieri così esigenti, che sono diventati parte del proprio sé; le guardie che limitano le opportunità verso la spontaneità, la libertà, la gioia di vivere. Paradossalmente, queste stesse persone hanno interiorizzato anche l’immagine del prigioniero passivo che, seppure in modo riluttante, si mostra acquiescente nei confronti di queste restrizioni che si è auto-imposto in tutte le proprie azioni.

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Ogni azione che richiama l’attenzione degli altri spaventa queste persone che temono di sentirsi potenzialmente umiliate, di provare sentimenti di vergogna, di essere rifiutate dagli altri, per cui tutto questo va evitato. In risposta al carceriere interno, la persona si fa prigioniera e si tira indietro dalla vita, nascondendosi dentro una corazza, scegliendo la sicurezza della silenziosa prigione della timidezza.

Elaborando questa metafora, a partire dall’esperimento della Stanford University, ho pensato alla timidezza come una fobia sociale che rompe i legami dei rapporti interpersonali facendo degli altri una minaccia, anziché un’opportunità. L’anno successivo al termine del nostro studio sulla SPE, ho iniziato un progetto di ricerca più impegnativo, il Progetto Timidezza della Stanford University per investigare le cause, le componenti, le conseguenze della timidezza negli adulti e negli adolescenti.

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Il nostro fu il primo studio sistematico della timidezza nell’adulto; quando ne sapemmo abbastanza, andammo avanti per sviluppare un programma di trattamento della timidezza in un’unica Shyness Clinic (1977). La Clinica, che è stata sempre in attività in tutti questi anni a Palo Alto, è diretta dalla Dr.ssa Lynne Henderson, ed ora è parte della facoltà di psicologia presso la Pacific Graduate School. Il mio maggiore successo nel trattamento e nella prevenzione della timidezza è stato quello di sviluppare degli strumenti per aiutare le persone timide a liberarsi delle loro silenziose, auto-imposte prigioni. Ho fatto questo in parte scrivendo libri divulgativi per il grande pubblico su come trattare la timidezza negli adulti e nei bambini Queste attività sono state un modo per riparare gli imprigionamenti cui avevo sottoposto i partecipanti all’esperimento presso la Stanford University ( SPE).

Dal libro The Lucifer Effect (uscirà in Italia nella primavera del 2008) via Psicolinea.it
Traduzione: Walter La Gatta – tutti i diritti riservati –

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Leggi anche:  Timidezza e uso di Internet

Fonti bibliografiche:

Shyness research: Zimbardo, P G. (1986). The Stanford shyness project. In W. H. Jones, J. M. Cheek, & S. R. Briggs (Eds.), Shyness: Perspectives on research and treatment (pp. 17-25). New York: Plenum Press.
Zimbardo, P. G. (1977). Shyness: What it is, what to do about it. Reading, MA: Addison-Wesley,
Zimbardo, P. G., & Radl, S. (1986). The Shy Child. New York: McGraw Hill. Traduzione italiana: “
Il bambino timido” (Erickson, 2000), di Philip Zimbardo e Shirley Radl

A cura di: Dr. Walter La Gatta

Saluto del Centro Italiano di Sessuologia

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