Le espressioni facciali

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Espressioni facciali: ogni faccia ci racconta una storia e lo fa in modo molto veloce. E pensare che, in fin dei conti, siamo tutti molto simili, e tutto ciò che vi è da osservare, per vedere un’espressione facciale, sono una fronte, due occhi, un naso e una bocca…

Eppure, è esperienza comune: basta sfogliare un qualsiasi album fotografico, anche di persone sconosciute, per venire in breve tempo a sapere molto di quelle persone, anche senza conoscere nulla della loro storia di vita.

L’evoluzione ha fatto si che le nostre espressioni facciali si siano molto diversificate e che dunque, attraverso i cambiamenti osservabili in questa parte del corpo, si possa venire a conoscenza in modo rapido delle emozioni che attraversano la mente delle persone che abbiamo incontro. Perché è successo tutto questo? Perché, ad esempio,  la natura ha voluto che le nostre emozioni fossero facilmente decodificabili?

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Naturalmente, nulla si evolve per caso in un essere vivente: se accade significa che è importante per la sua sopravvivenza e per le sue possibilità di riproduzione. Gli esseri umani, come tutti gli animali sociali, hanno bisogno di leggere le sfumature che accompagnano ogni espressione del viso degli altri, ricevendone segnali, a volte del tutto inconsapevoli, a seguito di ogni minima variazione percepita: dall’elevazione di un sopracciglio, al tremore delle labbra, alla dilatazione di una pupilla.

La faccia è la parte del corpo che più osserviamo e che è più facilmente riconoscibile. In una frazione di secondo, anche in una stanza scarsamente illuminata. o in un luogo molto affollato, siamo in grado di riconoscere l’identità, l’umore, il genere sessuale, l’etnia, l’età, il livello di attenzione di una persona. E molto altro.

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Non a caso i quadri, i film, la televisione ci mostrano soprattutto delle facce. La nostra predisposizione al riconoscimento facciale ci porta a riconoscere facce anche dove non ci sono, come nelle nuvole, sulla luna, nelle macchie del pavimento. Quest’ultimo fenomeno è molto conosciuto e si chiama pareidolia o illusione pareidolitica, per cui in un’immagine casuale si trova la forma conosciuta di un oggetto noto.

Se riusciamo a vedere una faccia anche in un’emoticon (o “faccina”), come quella data da due punti, un trattino e una parentesi chiusa, questo lo dobbiamo a questa illusione pareidolitica, che viene usata anche per spiegare fenomeni apparentemente paranormali, quali le apparizioni di immagini sui muri o la comparsa di fantasmi nelle fotografie.

La nostra abilità nello scrutare i volti inizia in tenera età: anche i neonati mostrano una grande preferenza per gli stimoli rappresentati dai volti umani, rispetto a qualsiasi altro stimolo.

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Abbiamo invece difficoltà a riconoscere dei volti capovolti. Questo è noto come l’ Effetto Thatcher o Thatcher illusion,  un fenomeno caratterizzato dalla difficoltà nel riconoscere i cambiamenti nei tratti somatici di un volto mostrato a rovescio, i quali apparirebbero invece ovvi in un volto orientato normalmente. L’effetto prende il nome dall’ex Primo Ministro britannico Margaret Thatcher, sulle cui fotografie è stato dimostrato per la prima volta l’effetto, nel 1980, dallo Psicologo Peter Thompson.

Questo effetto dimostra che il riconoscimento facciale funziona in modo diverso dal riconoscimento degli altri oggetti, che possono essere facilmente riconosciuti, anche se osservati da prospettive diverse.

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Trasmettere emozioni è uno dei ruoli più importanti del volto umano, e per questo la percezione delle espressioni facciali è stata molto studiata, in tutte le parti del mondo. Si è visto, ad esempio, che molte espressioni sono identiche nelle più svariate culture.

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Le persone che non sanno riconoscere i volti soffrono di prosopagnosia, un deficit percettivo, acquisito o congenito, del sistema nervoso centrale che impedisce ai soggetti che ne vengono colpiti di riconoscere i volti delle persone; può presentarsi in forma pura o associata ad agnosia visiva, ed è causato principalmente da lesione bilaterale (o più raramente unilaterale destra) alla giunzione temporo-occipitale (giro fusiforme).

Nel 1947, Joachim Bodamer, un neurologo tedesco, fu il primo a descrivere questo fenomeno, attraverso il caso di un ventiquattrenne che aveva subito danni cerebrali a causa di una ferita da proiettile e aveva perso la capacità di riconoscere la sua famiglia, gli amici, e anche il proprio volto.

Un’altra ragione che spesso porta a non riconoscere le espressioni facciali è il disturbo d’ansia sociale, perché le varie inibizioni portano la persona a non prestare attenzione alle espressioni facciali degli altri, essendo limitato il contatto visivo.

Vi sono anche situazioni opposte, cioè quelle dei ” Super Riconoscitori”, individui capaci di ricordare, per il resto della loro vita, i volti delle persone che passano per la strada o che osservano per breve tempo.
La capacità di comprendere le espressioni facciali è oggi considerata una parte importante della comunicazione non verbale

Riconoscere un’emozione in una espressione facciale non significa capirne la causa: se qualcuno sembra annoiato, sconvolto o disinteressato, potrebbe essere per una serie di ragioni, che non sono facilmente interpretabili e che potrebbero non riguardare la situazione presente.

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Le espressioni facciali universali sono:

  • Sorpresa
  • Paura
  • Disgusto
  • Disprezzo
  • Rabbia
  • Tristezza
  • Felicità

Gli studi di Paul Ekman hanno messo in luce anche micro-espressioni molto veloci, quasi indiscernibili per l’osservatore disattento.

Ecco alcuni suggerimenti per comprendere meglio le espressioni del corpo.

  • Sollevate e arcuate (sorpresa)
  • Abbassate e unite insieme (rabbia)
  • Angoli interni sollevati (tristezza)

Occhi

  • Spalancati (sorpresa)
  • Che fissano intensamente (rabbia)
  • Zampe di gallina intorno agli occhi (felicità)

Inoltre, le pupille dilatate possono indicare paura o interesse sentimentale, mentre un battito di ciglia rapido può segnalare disonestà o stress.

 

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Bocca

  • Mascella abbassata (sorpresa)
  • Bocca aperta (paura)
  • Un lato della bocca sollevato (odio)
  • Angoli sollevati della bocca (felicità)
  • Angoli in giù (tristezza)

Altri segnali da valutare sono:

  • Mordersi le labbra (ansia)
  • Labbra increspate (disgusto)
  • Coprirsi la bocca (desiderio di nascondere un’emozione)

Dr. Giuliana Proietti

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