Si è tenuto la settimana scorsa a Parigi il quinto congresso sul cervello, che ha riunito quasi 5000 specialisti, fra psicologi e psichiatri. Si è parlato di un nuovo metodo terapeutico per combattere la depressione.
Un francese su cinque rischia di confrontarsi con la depressione durante la sua esistenza, il che significa, come tutti sanno, sperimentare un’angoscia terribile, ben diversa da un momento di leggera malinconia.
È una vera e propria patologia e non “un’assenza di volontà degli individui più deboli„ come una volta si riteneva. I relativi sintomi sono: scarso tono dell’umore, pensieri suicidari, problemi alimentari, scarsa autostima, eloquio rallentato, difficoltà di concentrazione, ansia. La depressione è accompagnata da stanchezza cronica, specialmente al mattino, stato continuo di sonnolenza e, spesso anche una serie di dolori vari, detti funzionali, senza rapporto con una causa somatica.
La terapia attuale della depressione si basa prinicpalmente sugli antidepressivi, a volte anche sull’elettroshock, o sulle psicoterapie di sostegno.
Si è visto che, nel 70% dei casi, una presa in carico ben condotta riesce a curare il paziente ed a evitare alcune delle complicazioni quali inabilità socioprofessionale, cronicizzazione, tentativo di suicidio, ecc – ma nel 30% dei casi, i pazienti non sembrano sufficientemente sensibili ai farmaci. E questo nel caso si tratti dei “nuovi„ antidepressivi che agiscono sulla serotonina e sulla noradrenalina, i due neurotrasmettitori che facilitano la comunicazione fra i neuroni, o sugli antidepressivi di vecchia generazione.
Questo fa capire quanto sia importante scoprire altre soluzioni terapeutiche.
E’ stato dimostrato che il 90% di soggetti depressi ospedalizzati e il 40 – 60% dei pazienti trattati a domicilio presentano delle variazioni importanti nel ciclo del sonno, caratterizzate da un allungamento del periodo di addormentamento, una riduzione del sonno lento profondo con frequenti risvegli notturni e mattinieri.
Questi disordini vanno di pari passo con le modifiche della temperatura corporea e una serie di anomalie a livello della secrezione di cortisolo, l’ormone della crescita, gli ormoni tiroidei, la melatonina, tutto sotto il controllo dell’orologio biologico interno dell’organismo. “Abbiamo oggi strumenti farmacologici per esplorare queste modificazioni dei ritmi e per tentare di comprenderli meglio ipotizzando che essi siano alla base della depressione.” dice il Professor Pierre-Michel Llorca, capo del servizio di psichiatra a Clermont-Ferrand.
“L’orologio biologico interno è ancora poco conosciuto, ma si sa che determinate zone situate nell’ipotalamo controllano buona parte di queste funzioni biologiche cicliche attraverso la melatonina, prodotta durante la notte„ specifica ilProfessor Jean Dalery, capo servizio di psichiatria a Lione.
Presso soggetti normali, sappiamo che vi è un picco della secrezione di melatonina intorno alle tre del mattino, mentre nel depresso, questo picco è molto limitato, o addirittua non è presente. L’importanza della melatonina nella depressione era stata già esplorata alcuni anni fa, ma allora non vi furono risultati significativi. Da allora in poi, dei ricercatori hanno scoperto che era necessario lavorare sui due sistemi della neurotrasmissione, quello della melatonina e quello della serotonina, per ottenere degli effetti positivi.
I ricercatori del laboratorio di Servier in Francia hanno allora sviluppato una nuova molecola, la “agomelatina„, la quale agirà allo stesso tempo sia sui recettori della melatonina situati nei nuclei soprachiasmatici e su determinati recettori del sistema della serotonina. Buoni risultati si sono già avuti con animali sottoposti a stress cronico. Sull’uomo la molecola è in sperimentazione, alla fase III. Oltre che un antidepressivo efficace, la nuova molecola serve per migliorare la struttura del sonno, spesso molto disturbata nei pazienti depressi.
La molecola non è ancora commercializzata e al momento è in corso la registrazione presso l’agenzia europea. I medici potranno presto disporre di un antidepressivo con un nuovo meccanismo di azione, che potrà permettere di migliorare la presa in carico di quei pazienti sui quali i trattamenti attuali non hanno effetto. Almeno così sperano i ricercatori.
Fonte: Le Figaro
Dr. Walter La Gatta
Clinica della Timidezza

Dr. Walter La Gatta, psicoterapeuta sessuologo.
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